Memento

Memento

25th Oct 2024 8:30pm - 10pm
Greenwich Mean Time
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2024-10-25 20:30:00 2024-10-25 22:00:00 Europe/London Memento Stradone Vigliena, 23/A, Napoli, 80100

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Event Details

Memento è una pièce di danza che si fonda sul non-evento. Come nel capolavoro Beckettiano, Aspettando Godot, la tensione è creata dal susseguirsi di speranze che non trovano uno sfogo concreto. Così allo stesso modo, nella vita, ogni momento è attesa di qualcosa di definitivo che poi, quando pensiamo di averlo ottenuto, scopriamo sempre essere frammentato e soggettivo. All’interno della coreografia i performer vivono quest’attesa e, nella ricerca di una risposta definitiva, divina e non, alla loro condizione esistenziale, cercano conforto l’uno dall’altro, si sfidano, oppure, come un coro, tendono tutti verso lo stesso punto. Alla fine, la meta stessa del loro viaggio si concretizzerà nel ricordo (memento significa, per l’appunto, “ricordati”) di questi rapporti e delle sensazioni che hanno sentito, rendendo la stessa un momento rituale, un atto sacro, e quindi eterno.

La successione di tensione e calma apparente coinvolge ogni aspetto della messa in scena. Le luci si appoggiano sui performer come macchie che improvvisamente appaiono e, altrettanto improvvisamente, svaniscono, trasmettendo l’ansia e l’agonia che sentono i protagonisti della pièce. L’atmosfera di inquietudine tende a essere amplificata da un eterno ritorno all’immobilità coreografica, immobilità che però viene costantemente messa in discussione, oltre che dalla progressione di luce e oscurità, anche dalla dinamica scenografica che, rievocando quei luoghi che sembrano sospesi tra il terreno e l’ultraterreno come il complesso monolitico di Stonehenge, aumenta il senso di incertezza e di disequilibrio interiore. Anche la partitura musicale contribuisce a creare questo effetto di sospensione e ripartenza costante. Se da un lato, attraverso momenti di leggerezza e ironia, l’angoscia sembra venire nascosta con successo, dall’altro lato la musica di Arvo Pärt rafforza l’emotività, negando sia ai danzatori che agli spettatori di restare indifferenti alle sensazioni che traspaiono dall’opera.

Per questo lavoro, il coreografo sceglie di mettere in scena frammenti del proprio vissuto. Non si tratta, però, di un semplice racconto di ciò che è successo durante alcune relazioni che ha costruito in particolari momenti della sua vita. Ogni evento passato non viene filtrato da uno sguardo freddo e distante, ma tutto viene rappresentato mentre la sua mente ancora non riesce ad afferrare e decifrare ciò che è stato. Ne viene fuori una narrazione diretta, senza filtri, che non cerca una chiusura nella materia modellata e perfetta, ma che trova, nella sua frammentarietà e astrattezza, il comune denominatore tra le sue sensazioni e quelle di ognuno di noi. Egli stesso, sentendosi perso in questo vortice di emozioni, nel cercare se stesso cerca tutti gli altri e, nella sua sensazione di spaesamento, racconta lo spaesamento che, l’uomo del XXI secolo, prova di fronte a una società che appiattisce la sua capacità di sentire e, soprattutto, di ricordare.

La pièce, mantenendo sempre un impianto tecnico e non privo di virtuosismi, manifesta allo stesso tempo momenti di disequilibrio, di perdita delle geometrie, di fragilità. All’inizio vengono date regole ferree che , continuamente, vengono distrutte e ricomposte. La scrittura coreografica, infatti, non è lineare ma “disorientata”: lo spazio è utilizzato in maniera circolare, ma spesso viene “aperto” e trattato come se non ci fossero limiti. L’unico elemento che traccia una geometria precisa, e che rende visibile il concetto di attesa, sta nello sguardo dei performer. Esso tende verso l’altro, o tende in lontananza, o, infine, verso l’alto. Lo sguardo verso l’alto restituisce soprattutto un’idea di sacralità, una ricerca dell’ultraterreno, una volontà di innalzarsi, consci sempre del proprio peso corporeo che grava e che li tiene impiantati al suolo. Ma, questo peso che ci porta giù, viene arginato grazie alle sequenze di partnering “a più mani” dove, grazie al sostegno degli altri tre, il quarto riesce, seppur per un breve momento, ad elevarsi.

Crediti

Coreografia / Nyko Piscopo Musica / Arvo Pärt Costume Designer / Rosario Martone Costumi / Chi è di Scena - Ballet Store Dramaturg/ Ciro Ciancio Scenografia / Paola Castrignanò Light Designer / Camilla Piccioni Responsabile tecnico/ Giuseppe

In collaborazione con : AMAT MARCHE Compagnia Zappalà Danza - SCENARIO PUBBLICO